Litigare a scuola con metodo fa notizia nella televisione croata

La televisione croata mostra come si lavora in una Scuola Primaria per trasformare i litigi tra bambini in occasioni preziose di apprendimento.
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La televisione croata mostra come si lavora in una Scuola Primaria per trasformare i litigi tra bambini in occasioni preziose di apprendimento: fin da piccoli imparano ad ascoltare, a esprimere le proprie emozioni e cogliere quelle altrui, a riconoscere l’importanza dei diversi i punti di vista. Viene utilizzato il metodo Litigare bene di Daniele Novara, grazie a tre progetti Erasmus+ a partire da EduCATe (2015-18).

Qui è disponibile il video.

Qui la traduzione italiana dell’audio della trasmissione croata:

Il Giro Educazione

Boris Miočić: Uffa, oggi sono proprio nervoso, che giornataccia, avrei proprio voglia di litigare con qualcuno. Se si litiga, meglio farlo nella scuola “Ivan Goran Kovačić” di Vrbovsko.

Il GiroEducazione – [musica]

Boris Miočić: All’ingresso della scuola elementare “Ivan Goran Kovačić” a Vrbovsko sentiremo qualcosa in generale dei programmi e delle classi. Chi meglio potrebbe spiegarci se non il dirigente della scuola, il signor Anton Burić?
Buongiorno!
Anton Burić: Buongiorno!
Boris Miočić: La scuola è molto bella, allegra, molto colorata, i bambini sono molto allegri, spero che anche Lei sia contento!
Anton Burić: Grazie che lo abbia notato, è una scuola allegra, rilassata, il nostro obiettivo è che tutti quelli che entrano si sentano a proprio agio, e che si trovino bene con noi.
Boris Miočić: Quanti siete, sia alunni che insegnanti e classi?
Anton Burić: Quest’anno abbiamo 206 alunni, il nostro istituto comprende 5 scuole; tre di queste durano otto anni e due fino alla quarta elementare. Adesso ci troviamo nella sede centrale, che è frequentata da 110 alunni.
Boris Miočić: Quali sono i vostri programmi, attività?
Anton Burić: La nostra scuola educa alla pace e all’ecologia. Nella scuola è attivata la cooperativa scolastica, l’attività sportiva che riscuote successi, siamo inclusi in vari progetti, dei quali parleremo anche oggi, siamo abbastanza presenti in diverse attività.
Boris Miočić: Tutto questo serve per un’infanzia bella e felice.
Anton Burić: È proprio così, spero che lo sia! Grazie e vi auguro molto successo.

Boris Miočić: Il dirigente ha annunciato diversi progetti. I più importanti sono i progetti Erasmus+. Di loro ci racconta Viktoria Samsa, la bibliotecaria della scuola e la coordinatrice dei progetti.
Buon giorno!
Viktoria Samsa: Buon giorno!
Boris Miočić: Quali temi sviluppate?
Viktoria Samsa: Uno dei temi dei nostri due progetti è come risolvere i conflitti tra gli alunni in modo non violento.
Ha un nome interessante; come si può litigare in modo positivo, “Litigare bene”?
I conflitti ed i litigi fanno parte della vita quotidiana e non possiamo evitarli, però quello che possiamo fare è dare strumenti ai nostri alunni su come risolvere i conflitti in modo non violento. Per questo abbiamo un ottimo metodo che si chiama “Litigare bene”, inventato dal pedagogista italiano Daniele Novara. Si fonda sull’idea di parlarsi nei “Conflict Corners” quando si litiga. Quando avviene il conflitto che cosa fanno gli adulti? Dicono: “Calmatevi! Di chi è la colpa? Chi ha cominciato per primo?“
Invece è sbagliato fare così. Non dobbiamo cercare il colpevole del conflitto perché, semplicemente non c’è. Gli adulti non devono cercare la soluzione, quello che possiamo fare è dare la possibilità ai bambini di parlarsi e lasciare che da soli trovino un accordo. Se gli adulti non si immischiano nei litigi dei bambini, il conflitto si risolve in pochi minuti.
Questo è un grande sollievo per gli insegnanti e i genitori. Per i bambini è una esperienza per l’arte di vivere assieme. Significa: ascoltare in modo attivo; parlare, negoziare e trovare un accordo.
Il nostro secondo progetto include i nostri partner dal Belgio, dall’Italia, dalla Romania e da Malta, confrontiamo e cerchiamo fra di noi dei nuovi metodi con i quali possiamo affrontare i conflitti in modo non violento e come trasmetterli fra i paesi secondo i nostri bisogni e le diverse situazioni. Con questi progetti vogliamo creare un sistema per lavorare sui conflitti in modo nonviolento già nella scuola dell’infanzia, dall’età di 2 anni, fino a 9 anni. Da nove anni in poi abbiamo la Mediazione fra pari (Peer Mediation) che è più adeguata per gli alunni più grandi.
Vogliamo connetterci con la comunità locale, perché i genitori sono partner molto importanti e un giorno anche i nostri alunni diventeranno adulti, membri della comunità ed avranno gli strumenti su come risolvere i problemi in modo nonviolento.
Boris Miočić: State insegnando ai ragazzi come litigare. Anche se, credetemi, molti adulti potrebbero imparare qualcosa.
Vediamo in modo concreto, nella realtà. Se Lei ed io ci mettiamo a litigare secondo il progetto Erasmus; io dico: “Non mi piace questa intervista, non sono contento, ma lei non ha raccontato bene, non ha detto quello che io volevo, cosa facciamo adesso? La trasmissione non riuscirà bene….”
Viktoria Samsa: Boris vedo che lei è agitato, non è contento di quello che io ho detto. Cosa pensa, cosa potrei fare per migliorare?
Boris Miočić: Deve dire che “Il giro” è una trasmissione migliore delle altre, allora io sarei contento.
Viktoria Samsa: Sono d’accordo che “Il giro” è la migliore trasmissione perché promuove l’educazione e questo è il nostro obiettivo.
Boris Miočić: Brava! Ovviamente questo era uno scherzo! Lei ha spiegato e presentato benissimo questo progetto, La ringrazio e vi auguro tanto successo, perché abbiamo bisogno di persone nonviolente, di giovani intelligenti e di gente pacifica. E voi lavorate per questo.
Viktoria Samsa: Sono d’accordo, è importante che i ragazzi imparino in questa età e acquisiscano gli strumenti, così domani potranno litigare con i propri capi, con i coniugi in modo nonviolento, in modo positivo.
Boris Miočić: Sembra una società bellissima, speriamo di andare in questa direzione. Lei era molto concreta, e adesso vediamo degli esempi ancora più concreti! Grazie per la conversazione.

Boris Miočić: La pandemia di coronavirus che è durata due anni ha lasciato delle conseguenze a tutti noi, spesso si parla della salute mentale che è stata intaccata, se si tratta di bambini la situazione diventa più delicata. Salutiamo la pedagogista della scuola elementare “Ivan Goran Kovačić”, Tanja Jakovac, che lavora con questi progetti. Com’è la salute mentale dei bambini dopo la pandemia e cosa avete fatto durante queste due anni?
Tanja Jakovac: Ha ragione, anche le ricerche hanno dimostrato che la salute mentale di bambini, e anche di noi adulti, è stata danneggiata e che abbiamo bisogno di tante attività per rientrare nella normalità. Nella scuola ci lavoriamo. Per la salute mentale consideriamo il lavoro sulle emozioni e sulle life skills. Con le attività dei nostri progetti Azione Chiave 1 e Azione Chiave 2 vogliamo dimostrare ai nostri alunni, a cominciare dai più piccoli, quanto è importante il lavoro con le emozioni. Il che vuol dire: riconoscere le emozioni, esprimerle, sicuramente i nostri piccoli possono farlo se noi adulti riusciamo ad insegnarglielo. È molto importante che anche noi adulti impariamo ad esprimere l’emozione perché è la base di tutto, è la base dei conflitti e ci dà l’occasione di imparare.
Boris Miočić: Certo, grazie per conversazione.

Boris Miočić: Come si risolvono i conflitti della classe seconda ci racconterà loro insegnante Jadranka Marović.
Jadranka Marović: Benvenuti nella nostra scuola! Noi possiamo congratularci perché dall’anno scorso abbiamo introdotto nella nostra classe i “Conflict Corners” che si sono dimostrati un ottimo modo per affrontare e a volte risolvere i conflitti in modo nonviolento. I bambini lo hanno accettato molto bene. Per arrivare ai “Conflict Corners” abbiamo fatto molti laboratori con la pedagogista e la nostra bibliotecaria. Siamo partiti dalle emozioni. I bambini hanno imparato a riconoscere le proprie emozioni e come gestirle, e a riconoscere le emozioni degli altri che sono intorno a loro; perché le emozioni sono scatenanti. L’anno scorso avevamo un gruppetto che costantemente viveva nel conflitto, abbiamo usato il metodo per risolvere il conflitto in modo nonviolento. I bambini, dentro il “Conflict Corner” hanno raccontato le proprie emozioni: perché si sentivano male; hanno descritto la situazione, senza il mio intervento, in autonomia. Io ero un’osservatrice attiva. Loro cercavano di trovare la soluzione e di arrivare ad un accordo, così l’anno scorso siamo riusciti a risolvere alcuni conflitti che ora non si ripetono più. È molto importante che i bambini arrivino ad un accordo perché se ci arrivano da soli, allora lo rispettano.
Boris Miočić: È una storia bellissima, grazie per l’incontro e continuate così!

Traduzione dal croato all’italiano dell’audio della trasmissione gentilmente concessa dalla dottoressa Ivancica Uravic, mediatrice linguistica (Università Ca’ Foscari Venezia)

Photo Credit: Croatia Vrbovsko Škola Ivana Gorana Kovačića ©Elena Passerini