Metodo e assenza di metodo. Serve un “approccio a scuola intera”

Durante il Multiplier Event di Bucarest, il 12 maggio 2023, una maestra italiana ha raccontato la sua esperienza di 5 anni in due classi: una con un metodo, l’altra senza. Questo articolo è una sintesi del suo intervento.
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Di Sandra Intrieri (Insegnante di Scuola primaria – Italia)

Sono un’insegnante di scuola primaria a Piacenza. Ho iniziato a insegnare nel 2015 e ho sentito parlare del metodo Litigare Bene. Ne avevo bisogno perché nei primi due anni, quando i bambini venivano a chiedermi di intervenire nei loro bisticci, rispondevo: “Non sono un giudice e nemmeno un poliziotto, risolvetevela da soli”. Ho capito che non era utile per loro. Avevano bisogno di aiuto nei loro litigi e la mia risposta li confondeva. Pertanto, mi sono iscritta a un corso del CPP sul metodo Litigare Bene di Daniele Novara. Quando l’ho proposto ai bambini, negli ultimi mesi della prima elementare, inizialmente non ero convinta, ma poi ho visto i loro volti curiosi e felici: stavo dando loro, finalmente, una “soluzione”, un metodo! La loro prima reazione mi ha spinto a continuare. Ho capito che dovevo essere più sicura di me. All’inizio della seconda elementare, con i miei colleghi abbiamo chiesto alla pedagogista del CPP Marta Versiglia una presentazione e abbiamo deciso di parlare ai bambini del metodo, ma solo nella classe in cui lavoravo per 15 ore settimanali, non in quella in cui lavoravo solo per 5 ore. Durante un’assemblea di classe, abbiamo parlato con i bambini del nuovo modo di litigare seduti nel Conflict Corner. Molti bambini avevano già avuto esperienze positive, ma qualcuno era rimasto in silenzio, perché i compagni “volevano parlare”…

La maggioranza dei bambini era d’accordo e abbiamo deciso di applicarlo ufficialmente, informando i genitori e lasciando che i bambini scegliessero uno spazio e lo preparassero come “Conflict Corner”, con un cartellone disegnato da loro con dei consigli. Abbiamo scelto di non interferire con i racconti dei bambini sulle loro versioni, emozioni, chiarimenti e accordi, ma di dare loro il permesso di prendersi il tempo necessario per parlarsi nel momento di difficoltà fino a trovare un nuovo equilibrio. Nei 4 anni successivi, nella classe sono arrivati nuovi insegnanti, io sono rimasta e abbiamo continuato con il metodo Litigare Bene fino alla fine del ciclo della scuola primaria. Decisi anche di modificare alcuni dettagli del metodo per permettere anche a un bambino con mutismo selettivo di poter litigare nel Conflict Corner.

Ho iniziato con il metodo anche nella classe in cui lavoravo solo cinque ore alla settimana e ho sempre continuato a invitare i bambini a dirsi la propria versione del litigio. Le colleghe non hanno applicato il metodo. Alla fine dell’ultimo anno di scuola primaria mi sono resa conto che i bambini della classe con il metodo erano più competenti dal punto di vista emotivo, mentre gli altri non si erano evoluti pienamente nella gestione delle proprie emozioni. Quando ero nella classe senza metodo mi sentivo frustrata, anche se cercavo di usarlo, i bambini continuavano a cercare il mio aiuto quando litigavano. Conoscevano la mia risposta: “Parlatene tra di voi”, ma capivo che non c’era evoluzione nella gestione delle loro relazioni. Ho svolto spesso attività di alfabetizzazione emotiva, ma non era sufficiente. Ho osservato una grande differenza tra le due classi alla fine della quinta: i bambini “senza metodo” erano molto malinconici, tristi e impauriti al pensiero del cambio di ordine scolastico, l’ultimo giorno di scuola hanno pianto inconsolabili per un’ora. Gli alunni dell’altra classe invece hanno voluto “mettere in scena” alcuni momenti salienti dei 5 anni trascorsi insieme, compreso il metodo Litigare bene. Hanno voluto parlare molto delle loro emozioni, di come affrontare il cambiamento e l’ultimo giorno di scuola primaria hanno festeggiato, esprimendo la loro emozione e malinconia con abbracci e parole.

Queste osservazioni mi hanno fatto riflettere molto. L’applicazione di questo metodo ha aiutato i bambini a sviluppare un senso del gruppo inclusivo. Tutti i bambini hanno mostrato grandi miglioramenti nel loro percorso evolutivo, ognuno con le proprie differenze e peculiarità, anche quelli che non amavano essere “tirati dentro” il Conflict Corner dai compagni. Tutti hanno dimostrato di essere cresciuti e maturati sia nella gestione dei conflitti che delle emozioni. Ora frequentano la scuola secondaria in tre classi diverse e non hanno problemi di comportamento. Questo mi ha fatto pensare che dare loro la possibilità di avere un luogo dove “tirare fuori” i propri pensieri con le parole, senza vergogna, li ha fatti maturare per affrontare meglio i conflitti.

In vista del vostro Multiplier Event ho fatto delle foto e delle videointerviste ad alcuni ragazzi che hanno applicato il metodo per più di 4 anni. Hanno molti ricordi sui loro litigi nel Conflict Corner e hanno fiducia nella propria capacità di litigare. Uno di loro è stato scelto dai nuovi compagni di scuola per una sorta di ruolo di “mediatore” nei litigi. Ho provato a chiedere ad alcuni ragazzi dell’altra classe, ma non hanno nulla da raccontare sui loro litigi a scuola. Il tema del “litigio” è per loro difficile. Le interviste fatte a Tommaso, Ahmed e Andrea e le notizie che ho di tutti i ragazzi di quelle classi confermano quello che pensavo e verranno aggiunte alla Mappa Genially “Litigare a scuola”.

Andrea, Ahmed, Tommaso
Foto ©Sandra Intrieri